Non si interrompono le interruzioni 15


Lo so, la vita è difficile e siamo nati per soffrire. Adesso che ho abbracciato i soliti luoghi comuni. Eccomi a raccontare eccomi a raccontare l'ennesima esperienza comune: l'interruzione di una ciclabile vissuta nei giorni scorsi. Stavolta siamo in via Canova, proprio vicino a quel capolavoro di transenna messa di traverso in mezzo alla mista ciclabile e che da un paio di anni mi dà tante soddisfazioni. Sgombro subito il campo da fantasie: l'interruzione non porterà alla rimozione della ridicola transenna parapedonale, ma è dovuta all'ennesimo cantiere per lavori più o meno urgenti.
Se ci sono lavori da fare, urgenti o no, niente da obiettare: vanno fatti, per motivi di sicurezza e di continuità dei servizi. Quella che rimane indigesta è la solita indifferenza verso chi passa in bici. Se in direzione ponte all'Indiano c'è un cartello che preventivamente avvisa e all'altezza del famoso parapedonale si può scendere, con cautela, e proseguire in strada, in direzione Isolotto il cartello lo trovi a ridosso del cantiere. Non solo: devi tornare indietro, attraversare al semaforo e andare in strada, per poi attraversare di nuovo e tornare sulla mista ciclabile.
Perché mi lamento per quelle che in fondo sono poche decine di metri? Perché, come al solito i ciclisti non sono stati presi in considerazione: per esempio, non ci sono cartelli che avvisano della loro momentanea presenza in strada, oppure si poteva creare un percorso provvisorio misto sul marciapiede sull'altro lato. Il risultato è buttare i ciclisti su quella che sembra un'autostrada.
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