Negli ultimi trent’anni in tanti paesi europei non solo abbiamo assistito ad un risorgere di linee tramviarie, come sistema di trasporto pubblico ad alta capacità adatto a città di medie dimensioni. Tali progetti hanno reso necessario sempre un ridisegno delle strade, delle piazze, cogliendo l’occasione per  una riorganizzazione dello spazio pubblico che ha colto l’occasione anche per un incremento e una facilitazione della mobilità ciclistica. Ovunque, tranne che a Firenze, dove sembra che le varie amministrazioni e progettisti si siano calati nel ruolo di novelli don Rodrigo per evitare che il matrimonio fra mobilità ciclistica e tramviaria fosse celebrato, e anzi portando spesso a peggioramenti dell’infrastruttura ciclistica nelle vicinanze delle linee tramviarie. 

La storia inizia quasi un quarto di secolo fa, quando in occasione della progettazione e esecuzione dei lavori della linea 1 (Alamanni-Villa Costanza) si perde la grande occasione di creare una pista ciclabile parallela alla linea tramviaria da Piazza Resistenza (Scandicci) al nuovo ponte sull’Arno. Per mettere una toppa a questo errore si sono succeduti negli anni diversi interventi, dalla prima micro-pista su via del Sansovino/piazza Paolo Uccello, alla pista lungo viale Talenti, per finire -grazie alle misure di emergenza post-Covid – alle corsie ciclabili lungo via Foggini e alla ciclabile non protetta lungo viale Nenni. Interventi che, seppur apprezzabili, non hanno un carattere organico e lasciano l’amaro in bocca se si pensa a quanto sarebbe stato più semplice avere un percorso omogeneo progettato e messo in opera, come richiesto all’epoca dall’associazione fiorentina di FIAB, insieme alla linea tramviaria. 

Si potrebbe quindi pensare che nelle successive realizzazioni si sarebbe fatto tesoro di quanto (non) fatto con la linea 1. E invece, insieme all’utilissima pista su via di Novoli che fiancheggia la linea tramviaria, la linea 2 ha portato con sé il boccone avvelenato del nodo di Palazzo Mazzoni, per cui la rete ciclabile dopo il sottopasso Belfiore è di fatto interrotta, a meno di non volersi sottoporre a attese infinite ai 4 attraversamenti minimi necessari per imboccare la direzione di viale Redi.

Purtroppo, il meglio (peggio) doveva ancora venire: sia la VACS che la linea 3.2.1 prevedono di peggiorare drasticamente una delle infrastrutture ciclabili-cardine di Firenze, ovvero le piste dei viali di circonvallazione, nel tratto Libertà-Beccaria. Infatti, se non saranno effettuate modifiche, non ci sarà più una pista su asfalto fisicamente separata dal marciapiede, ma una zona lastricata (con tutti i problemi di aderenza che questa comporta) separata dal marciapiede e dal controviale carrabile da semplici borchie in metallo. Conflitti fra vari tipi di utenza e aumento della pericolosità sono – purtroppo – garantiti. E come se non bastasse, la fruibilità ciclistica di Piazza Beccaria sarà gravemente peggiorata, dato che la pista si interrompe prima della piazza per riprendere subito dopo. Si potrebbe allora pensare che la tramvia sarà l’occasione per dotare il tratto da viale Europa fino a Bagno a Ripoli di una ciclabile ben fatta: e invece, anche in questo caso, ci sarà solo una ciclopedonale monodirezionale, qualcosa di inconcepibili a qualsiasi latitudine. 

Insomma, invece di sfruttare l’occasione di lavori importanti per migliorare diversi tipi di mobilità ecologica, i lavori tranviari sono diventati l’emblema non solo di un’occasione sprecata, ma rischiano davvero di portare a un peggioramento della fruibilità ciclistica della città.

Sbaglia chi pensa di poter mettere in contrapposizione lo sviluppo del trasporto pubblico con il miglioramento della mobilità attiva: sono due strumenti complementari per consentire a quanti più cittadini possibile di abbandonare l’auto e rendere la città più vivibile per tutte e tutti.

FIAB Firenze Ciclabile

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