Vittima


Qualche giorno fa in Trentino è stato investito e ucciso Matteo, un ragazzo di diciassette anni, che stava andando in bici dai suoi compagni di squadra per fare un allenamento.
Cosa dire di fronte ad una tragedia simile? Cosa dire di fronte ai 54 ciclisti di tutti i tipi morti in Italia dall’inizio dell’anno?
Chi va in bici sa di muoversi in un ambiente pericoloso, se non ostile, e pure chi pedala per sport, senza differenze tra dilettanti e professionisti: Rebellin e Scarponi sono le vittime più conosciute.
Dopo la morte di Matteo la Federazione ciclistica italiana ha invitato a ricordarlo con un minuto di silenzio e “dobbiamo continuare a lavorare affinché non accada più”.
Come non essere d’accordo? Mi chiedo però cosa ne pensi la Federazione della modifica al codice della strada/strage: forse mi è sfuggito, ma non mi pare di aver trovato la Federazione ciclistica nell’elenco dei soggetti che criticano questa modifica. Forse, numeri alla mano, sarebbe necessario che facesse una riflessione su quanto accade ogni giorno ai propri tesserati: durante le corse le strade vengono chiuse, ma in allenamento, tutti i giorni, no.
Pedaliamo tutti sulle stesse strade, viviamo tutti gli stessi rischi e il nuovo codice non ci aiuterà.  

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