“Ragazzo spostati, e lasciami lavorare”: se non fosse che sono anni che ho smesso di essere un ragazzo, potrei essere apostrofato in questo modo da chi ha pensato la modifica della ciclabile del viale Nenni.
Faccio un riepilogo: la bicipolitana, che è piaciuta molto all’amministrazione, prevede una linea “sanitaria” che collega gli ospedali di Torregalli e Careggi. Nel frattempo (era il giugno 2020) è stata fatta la ciclabile su corsia riservata sul viale Nenni che finisce al confine comunale, come nel medioevo. Poco tempo dopo è arrivata anche una ciclabile lungo lo stradone che collega il viale Nenni a Torregalli, tranne per un centinaio di metri perché si sa, è meglio non rammollire troppo i ciclisti che si adagiano sulle loro ciclabili.
Adesso, proprio in prossimità della strada grazie (si fa per dire) all’asfaltatura di un terreno ex agricolo per creare un
parcheggio scambiatore da oltre 300 posti, ecco arrivare il rammendo che collega le due ciclabili, se non che… dopo il primo tratto in sede propria, la ciclabile sale al livello del marciapiede (debitamente allargato), senza che il progettista abbia minimamente pensato che lì c’è una fermata di interscambio bus-tramvia spesso molto affollata: mi immagino già chi aspetta il bus che ciondola qua e là, soprattutto sulla ciclabile, perché il marciapiede è stretto.
Non solo: lo stesso progettista ha sì messo la ciclabile al livello del marciapiede, ma non ha pensato ai ciclisti che arrivano da Scandicci, che si ritroveranno di fronte lo scalino del marciapiede al posto della ciclabile su corsia che c’era prima. In pratica, la nuova ciclabile è stata buttata lì senza pensare a quello che c’era già e con cui avrebbe dovuto convivere e adattarsi. Qualcosa del genere è già successo anche sulla nuova ciclabile di via Canova, dove all’incrocio con via Chiusi non è evidente che c’è anche una ciclabile (anzi, pedociclabile) che va verso via Massa. Sarà tutto a norma di legge, sia chiaro, ma è piuttosto lontano dalla praticità e comodità d’uso. E se qualcosa non è comodo, non lo usiamo, come quel paio di mutande che rimangono sempre in fondo al cassetto.
Ecco, detto tutto questo, adesso li lascio lavorare. Ma una letterina gliela scrivo, e una domanda me la faccio: ci vanno mai in bici sulle piste che progettano?