Le “zone 30” potrebbero anche andar bene, ma in centro o a ridosso alle mura. E’ questa l’interessante
riflessione di qualcuno che paventa il “multificio” a causa della diminuzione del limite di velocità da 50 a 30 km/h. Non solo: sembra che non ci siano dati statistici sulla effettiva efficacia nella diminuzione dell’inquinamento e delle vittime di incidenti stradali.
Io non sono un esperto, ma mi permetto di provare a lenire il disagio causato dalla diminuzione della velocità.
Per cominciare, diminuirà l’inquinamento? Quello
acustico è certo, quello atmosferico è legato a vari fattori, ma basta andare a guardarsi le esperienze delle città che hanno adottato da tempo questa iniziativa. Diminuiscono le vittime della strada? E’ probabile, perché essere investiti a 50 km/h è più pericoloso che a 30 km/h. Questo non elimina il rischio di incidenti gravi o mortali, perché guidare distratti anche a 30 km/h è molto pericoloso. Per essere certi di ridurre al minimo gli incidenti stradali sarebbe opportuno istituire una gigantesca “zona zero”, ma non ci sarebbe più nessuna mobilità.
Le zone 30 sono realtà da decenni, eppure vengono viste con più perplessità della scoperta della fusione nucleare. La zona 30 garantisce la democraticità della vita sulle strade che, nell’immaginario collettivo, sembra siano ad uso e consumo di auto, bus e furgoni. Eppure le strade del centro di Firenze c’erano ben prima della scoperta del motore a scoppio: quale sarà stata la loro utilità, secoli prima della scoperta della sosta in doppia fila?