Nel discorso programmatico di questo governo c’era la protezione dell’ambiente “con l’uomo dentro”. In questi tragici giorni, in pratica una sorta di replica di quanto già avvenuto due settimane fa, l’ambiente ha fatto quello che la fisica gli diceva di fare, e l’uomo è dovuto scappare da “dentro”. Molti però non ce l’hanno fatta.
Non che sia colpa (solo) di questo governo: proprio l’Emilia Romagna, tra 2020 e 2021 è stata la terza regione italiana per consumo di suolo. Da quanto tempo si parla di consumo di suolo, di gas serra e di transizione ecologica? Sappiamo cosa c’è da fare, ma non abbiamo voglia di cominciare: come quando i piatti da lavare nell’acquaio superano il livello della buca e ci mostrano che serve acqua, detersivo, spugna e, soprattutto, olio di gomito.
La nostra situazione è simile: vediamo che i piatti si accumulano e sappiamo che devono essere lavati, ma non vogliamo alzarci dal divano.
Si parla di grandi infrastrutture, dei troppi “no” e dei cantieri da sbloccare.
Io invece, parlando a vanvera visto che non ho nessuna competenza ma solo qualche lettura di libri e
giornaletti semiclandestini, direi che le cose da fare sono tante, piccole e non abbastanza vistose per andare sui giornali: progettare le nuove fognature pensando a quanto sono cambiati i flussi delle piogge, smettere di costruire nelle zone di espansione dei fiumi e, soprattutto, arrivare al consumo di suolo zero, per davvero.
Questo servirà per limitare i problemi da qui ai prossimi decenni, ma poi rimane da affrontare il problema più grande di cui questi danni sono una conseguenza: il cambiamento climatico.