Le multinazionali dell’algoritmo possono essere responsabili dello sfruttamento del lavoro, e non è proprio mia intenzione difenderle.
E’ però passato quasi sotto silenzio (ieri nelle rispettive cronache fiorentine a pagina 9 su “Repubblica” e una colonna a pag. 15 sulla “Nazione”) che per il tragico incidente in cui è morto Sebastian, il giovane fattorino travolto da un’auto mentre stava andando a prendere una consegna, è stato chiesto il rinvio a giudizio per l’autista del gippone che l’ha investito.
Quando è avvenuto l’incidente, a ottobre, tutti si sono scagliati contro le multinazionali che sfruttano il lavoro dei ragazzi, sicuramente con fondamento, visto che al ragazzo ucciso è stato anche sospeso l’account perché non aveva rispettato le norme contrattuali. Nessuno però aveva preso in considerazione la parte forse più “terra-terra” della vicenda: la pericolosità di lavorare per strada circondati da persone che guidano in modo pericoloso.
Ci sarà un processo e il giudice dirà la sua. La perizia pubblicata sui giornali parla di un gippone che probabilmente andava a settanta all’ora passando con il giallo, con Sebastian che avrebbe avuto la sua piccola parte di responsabilità svoltando senza dare la precedenza ma comunque una “circostanza considerata comunque di secondo piano” rispetto alla manovra del gippone.
Adesso vorrei invitare tutti i pensatori anti-autovelox a parlare di quello che è accaduto, senza l’alibi della multinazionale, che rimane con le sue responsabilità, ma stavolta passa sullo sfondo.
Parliamo di sicurezza, però parliamo della sicurezza in generale, perché i morti per strada sono dieci volte quelli per omicidio.
Parliamone, e, soprattutto, facciamo qualcosa: là fuori, anche adesso, ci sono persone che in bici e in motorino consegnano pizze o simili per qualche spicciolo e rischiano la vita perché sono indifesi in messo al traffico.