La responsabilità è chiara
venerdì 3 febbraio 2023 | di Patrizio Suppa
La giornata era già cominciata male: un cane lasciato incustodito che corre a destra e sinistra fino a tagliarmi la strada passando a una decina di centimetri dalla mia ruota, seguito dal solito e inutile “scusa scusa scusa” del padrone. L’apoteosi di giornata l’ho però raggiunta sul lungarno Vespucci, nel tratto tra piazza Vittorio Veneto e il Consolato americano. Vado sul marciapiede pedociclabile, anche perché il sole basso mi accecava e immaginavo che facesse lo stesso con le auto che potevano arrivare dietro di me. Una signora passeggiante sul marciapiede, che doveva saperla lunga, mi faceva dei segni strani finché ho capito che voleva mandarmi per strada. Facendole presente che il percorso era comunque misto, ho convenuto comunque di invitarla ad andare dove doveva andare. In tutto questo, la colpa non era né mia né della signora che la sapeva lunga: la responsabilità è di chi ha creato un percorso pedociclabile senza indicarlo con i pittogrammi sul marciapiede e con il cartello in direzione piazza Vittorio Veneto. In aggiunta, tutta la grande progettazione e la lenta esecuzione della pista ristrutturata del lungarno Vespucci (anno 2019), resta mancante dell’ultimo tassello, quello incriminato. Un tratto di marciapiede frequentato da centinaia di pedoni viene pensato di renderlo percorribile anche dalle centinaia di ciclisti che ogni giorno si muovono lungo la direttrice dell’Arno. Basterebbe un pallottoliere e una seggiolina per accomodarsi lì e contare quanti passaggi ci sono per capire se mettere insieme ciclisti e pedoni sia stata una bella pensata. La risposta posso anticiparla io: no, non lo è stata. La prima fase della risoluzione, rapidissima, è quella di mettere cartelli e verniciare pittogrammi che ricordino a tutti la promiscuità del passaggio; la seconda fase è la creazione di una pista in sede propria, lungo il lungarno o, a piacere, su corso Italia.
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