Golden girls



Vedere tre ragazze italiane ai primi tre posti dei 100 metri alle Paralimpiadi è una grande soddisfazione, per lo sport e per loro stesse, un esempio di fiducia, tenacia e impegno per arrivare ad un obiettivo unico. Spero che questa e le altre vittorie riescano a tenere accesa la luce sulla vivibilità e l’indipendenza dei circa tre milioni di disabili italiani, e aumenti la sensibilità di chi, “normodotato”, riempie di ostacoli strade e marciapiedi, oltre ad occupare gli stalli di sosta riservati a chi ne ha davvero bisogno.
C’è un dettaglio scritto marginalmente sui giornali che mi ha fatto riflettere: di queste tre ragazze, due sono disabili a causa di un incidente stradale.
Troppo spesso l’attenzione dei giornali si ferma sul numero dei morti, senza prendere in considerazione i feriti che sono molti di più. Non solo: nel numero asettico dei quasi 160.000 feriti del 2020 (di cui più di 13.000 pedoni, 40.000 motociclisti, 13.000 ciclisti e 500 monopattinatori, numeri più bassi del solito “grazie” ai quasi due mesi di chiusura) non se ne specifica la gravità: qualche punto di sutura, un braccio rotto o una paralisi sono statisticamente equiparati.
Questo dovrebbe essere uno stimolo in più per chi circola sulle strade di tutti e per chi dovrebbe controllare.
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