Quattro miti posson bastare


Ho letto l'intervista agli autori del libro “Curbing Traffic. The Human Case for Fewer Cars in Our Lives”, che più o meno in italiano dovrebbe essere “Limitare il traffico. Il fattore umano per avere meno auto nelle nostre vite”.
I due autori, una coppia che nel 2019 si è trasferita per lavoro da Vancouver (Canada) a Delft (Olanda) raccontano la loro esperienza di vita in una città ciclabile vissuta come abitanti e non come turisti, dove le auto sono considerate ospiti e non padrone della strada.
Nell'articolo, scritto per un pubblico americano, ma attualissimo anche dalle nostre parti, si enunciano e si smentiscono quattro miti triti e ritriti su bici e olandesi.
Il primo è che la bici è nel Dna degli olandesi e che non si può pensare di cambiare gli statunitensi... alla prima impressione può sembrare così, ma basta semplicemente guardare qualche foto di cinquant'anni fa per rendersi conto che bici e piste ciclabili non le hanno portate i vichinghi, ma hanno cominciato ad arrivare dopo la crisi petrolifera del 1973 e molte proteste popolari contro gli incidenti stradali che uccidevano e ferivano molti bambini. In più, oltre la metà delle attuali ciclabili sono state fatte negli ultimi vent'anni... ricordate dove eravate vent'anni fa? E chi era il Sindaco? Ve lo ricordo io: quello da guardare negli occhi e che andava (sui manifesti) in bicicletta.
Il secondo mito è quello che le città con poche auto sono poco accoglienti per i disabili: a detta degli autori del volume è esattamente l'opposto, visto che le piste ciclabili possono essere facilmente utilizzate anche da carrozzine motorizzate, e, in generale, una città e una mobilità ben progettati possono aiutare la mobilità e l'emancipazione delle persone.
Il terzo mito è che è stata limitata la circolazione delle auto a causa degli incidenti stradali: in parte può essere vero, ma già dal 1979 è entrata in vigore una legge sulla limitazione dell'inquinamento acustico, una forma di tossicità sottovalutata.
Infine, il quarto mito: l'hanno fatto gli olandesi, e solo loro possono farlo. Non sono un sociologo, ma un'affermazione del genere è davvero sciocca, e nasconde un certo razzismo di sottofondo, come se gli olandesi fossero una razza superiore (o inferiore). La poca intelligenza di questa dichiarazione è dimostrata dalle tante città (ma mai abbastanza) che nel mondo mettono al primo posto le persone e cambiano gli spazi urbani: Vancouver, Auckland, Bogotà... ognuna a suo modo e con le sue caratteristiche.
C'è un olandese in ognuno di noi: e a Palazzo Vecchio?
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