La Commissione europea ha annunciato il pacchetto clima, con varie novità: nel 2030 il 40% dell’energia dovrà arrivare da fonti rinnovabili, nel 2035 fine della produzione di auto benzina e diesel, una sorta di “carbon tax” sulle importazioni di prodotti ad alto consumo energetico da Paesi ad alte emissioni e una serie di impegni di riduzione in tanti settori, come trasporti, riscaldamento, agricoltura e così via.
Ci sono già mugugni tra i costruttori di auto, come se questa iniziativa fosse un meteorite precipitato all’improvviso dallo spazio. Faccio un po’ di ripasso, giusto per tenere a mente come qualcuno guardava avanti mentre altri blasonati pensatori
restavano a guardare: la Prius, prima auto ibrida, è uscita nel 1997 (24 anni fa); la Tesla S, auto elettrica ipertecnologica e lussuosissima, è uscita nel 2012, mentre la più semplice Leaf, usata da molti tassisti fiorentini, era uscita già nel 2010.
Come da tradizione, in tanti cominceranno ad agitare migliaia di licenziamenti e la transizione, se mai ci sarà, sarà allungata chissà per quanto. Sarà invece fondamentale un meccanismo di supporto economico per chi ne avrà la necessità: le tecnologie più pulite hanno bisogno di investimenti iniziali per poi far risparmiare nell’utilizzo.
Mi resta il timore che in tanti pensino di sostituire la benzina e il gasolio con la spina: l’auto elettrica non è la soluzione, ma uno strumento di passaggio che dovrà portarci verso altro.