Io non me ne intendo, ma pensare di rimandare i bimbi e i ragazzi a fare una pseudo-scuola da casa perché non c’è abbastanza spazio in sicurezza sui mezzi pubblici è ridicolo e deleterio.
La cosiddetta didattica a distanza può andar bene per l’emergenza, ma non può essere usata “normalmente”. Le scuole hanno i loro protocolli di sicurezza e, dati alla mano, paiono funzionare.
Mi chiedo quindi con che faccia si va a chiedere di nuovo la chiusura delle scuole da parte di chi, solo due-tre settimane fa, chiedeva la riapertura degli stadi fino al 25% della capienza.
Che manchino i posti sui mezzi pubblici lo sappiamo da mesi: nel periodo scolastico i bus sono sempre stati più che affollati, figuriamoci adesso che, in teoria, i mezzi non possono essere riempiti completamente. Non solo: in qualche modo sono stati scaglionati anche gli orari di ingresso nelle scuole, e quindi… la soluzione non può essere che avere più mezzi.
Non solo: le strombazzate corsie ciclabili di emergenza, dove sono state fatte? Quante sono in prossimità delle scuole, un mio vecchio pallino? Inoltre, un genitore può sentirsi tranquillo a mandare a scuola i propri figli usando una corsia ciclabile?
Si lamentano gli assembramenti fuori dalle scuole, dove spesso ci sono marciapiedi stretti, ma gli amministratori quante strade hanno chiuso per creare le famose strade scolastiche?
Invece di promuovere i monopattini campioni dell’ambiente e la bici che mantiene in forma con una comunicazione piuttosto scialba, perché non è stata creata una mappa dei percorsi ciclabili dei dintorni di ogni scuola superiore spiegando come si arriva a quella scuola in bici e in sicurezza?
Chiedere la didattica a distanza per non affollare gli autobus è come far smettere di mangiare per non avere il bagno occupato.