Qualche giorno fa ha fatto scalpore la
notizia del furto di una panchina rossa, simbolo e sensibilizzazione della lotta ai femminicidi. Ha fatto poi ancora più scalpore averla ritrovata un giorno dopo, con un biglietto di scuse per non sapere del valore simbolico dell’oggetto.
Ho letto molti commenti sollevati, e anch’io sono contento che sia tornata al suo posto a riprendere la sua battaglia di civiltà.
Il colore rosso di queste panchine è un messaggio e un pugno nello stomaco, come lo è il bianco delle “ghost bike”, le bici verniciate di bianco che ricordano i ciclisti uccisi nel traffico. Queste non hanno lo stesso rispetto e cura, visto che vengono rubate o prese e buttate, in nome del decoro.
Non ci sono classifiche dell’orrore da fare, ma anche gli oltre duecento ciclisti morti nel solo 2019, il più delle volte per responsabilità altrui, meritano attenzione.