Vogliamo parlare ancora di aria? Anzi, proviamo a leggere quello che scrive “chi ne capisce”: per esempio l’Agenzia europea per l’ambiente.
Qualche giorno fa è uscito il rapporto sulla qualità dell’aria in Europa. E’ in inglese ed è possibile
scaricarlo gratuitamente. Non credo sia necessario nemmeno sapere l’inglese: molte cartine spiegano
meglio di mille parole le concentrazioni degli inquinanti, e le zone più inquietanti del continente sono la pianura padana e l’area tra il sud della Polonia, la repubblica Ceca e la Slovacchia..
Secondo lo studio, il livello degli inquinanti sta diminuendo, tanto che rispetto al 2015 ci sono state
17.000 morti premature in meno a causa del particolato.
Parlare di morti premature potrebbe non farci sentire coinvolti, ma visto che si parla dell’aria che respiriamo, forse è bene tenere alta l’attenzione: in Italia sono state stimate 58.600 morti premature per il PM 2,5, 14.600 per il biossido d’azoto e 3.000 per l’ozono.
Nel 2017 il 17% della popolazione urbana europea è stata esposta a valori di PM 10 superiori al limite. Se si guarda il limite consigliato dell’Organizzazione mondiale della sanità (Who), che è più stringente, la popolazione esposta è il 44%. Sui valori di PM 2,5 invece i valori sono rispettivamente 8% e 77%. Visto che sono le polveri a causare la stragrande maggioranza delle morti premature, credo che la loro riduzione sia l’obiettivo principale di qualsiasi amministrazione.
Quello che per me è inspiegabile è la differenza dei limiti di esposizione dell’Unione rispetto ai valori guida della Who.
Infine, secondo il rapporto il solo trasporto stradale è mediamente responsabile dell’emissione dell’11% del particolato. Non è molto, ma in ambito urbano ha la sua importanza.