Un interessante
articolo di Transport and environment Italia mostra come i biocarburanti, quasi sempre invocati come soluzione alternativa all’elettrificazione dei trasporti (la cosiddetta neutralità climatica), non siano proprio una grande trovata per abbattere le emissioni climalteranti.
Secondo lo studio citato nell’articolo, i biocarburanti, considerando tutto il loro “ciclo di vita”, emetterebbero il 16% in più di CO2 rispetto ai combustibili fossili: altro che neutralità climatica.
Non solo: com’è ovvio che sia, trattandosi di prodotti di origine vegetale c’è bisogno di terreno coltivabile per la loro produzione, tanto che ad oggi, nel mondo, la superficie coltivabile occupata dalle piantagioni destinate ai biocarburanti è paragonabile a quella dell’Italia. Qui si apre anche un dilemma etico: è giusto utilizzare terreno coltivabile per nutrire i serbatoi delle automobili invece che sfamare le persone? La domanda non è sciocca perché, secondo i calcoli del solito studio, i prodotti coltivati potrebbero coprire il fabbisogno energetico di 1,3 miliardi di persone. Se si installassero pannelli solari soltanto nel 3% dello spazio occupato da queste colture si otterrebbe la stessa quantità di energia.
Se domani qualcuno vi parlerà di biocarburanti, mandategli il link all’articolo: lo troverà molto utile.