Aria, o quel che ne resta 40


Negli ultimi giorni i presidenti regionali di Lombardia, Veneto e Piemonte (e anche un rappresentante di Emilia Romagna) sono stati a Bruxelles per chiedere alla Commissione europea di modificare l’annunciata nuova direttiva sulla qualità dell’aria, tanto che un quotidiano ha inserito un titoletto di questo tenore: “E’ allarme in Lombardia, Piemonte, Veneto per la nuova direttiva Ue”.  
Non è quello che immaginate: il cosiddetto “allarme” si è attivato perché la direttiva ha parametri più stringenti di quelli attuali, e quindi, in parole poverissime, vuol dire che si punta ad avere limiti più larghi per un documento il cui scopo è darci una qualità dell’aria migliore. La giustificazione è che la pianura Padana ha una sua particolare conformazione geografica che favorisce il ristagno degli inquinanti. Sarà vero? E se anche lo fosse, la soluzione dovrebbe essere ridurre o spostare le sorgenti di inquinamento altrove, non alzare i limiti… Praticamente, è come se oggi avessi il colesterolo alto e per stare meglio chiedessi al mio medico di alzare il valore che indica la soglia di attenzione e di pericolo.
Io non ho altro da aggiungere: sarebbe sufficiente il commento di uno pneumologo o di un oncologo.
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