Non si tratta di fare macabre classifiche, ma in un unico fine settimana mi sono reso conto che il dibattito sugli incidenti stradali e le loro vittime si svolge a “due velocità”
Un automobilista
travolge e uccide due ciclisti che stavano facendosi un giro in bici in campagna sabato pomeriggio. E’ rimasto accecato dal sole, ha detto, ma quello che è certo, secondo i giornali, è che avesse bevuto un po’ troppo e che l’auto non avesse né assicurazione né revisione. Notizia accennata sul web, più evidente sulla stampa.
Non so ovviamente come sarà trattata l’altra sui giornali, ma sui siti si parla ancora di strage: sono morti cinque ragazzi in vari incidenti.
Leggendo la prima notizia e poi la seconda, rimane la sensazione che la morte dei ciclisti sia quasi “normale”, mentre quella dei giovani è una catastrofe. I due poveri ciclisti spariscono dall’evidenza.
Ogni vita spezzata è una catastrofe, e la lotta a questa guerra si dovrebbe combattere tutti i giorni, non solo il sabato sera: qualche giorno fa un bambino di due anni
è stato investito da una ragazza (scappata e poi identificata) ed è ancora in coma.