Lo spettacolo deve continuare


Ogni anno la pubblicità della più popolare rassegna motoristica italiana lascia un segno particolare nella cultura del Paese.
Quest’anno lo slogan è “Donne e motori? Motori”. E’ la soluzione di un dilemma, efficacemente spiegato con l’immagine di un bel giovanotto che dorme abbracciando un manufatto meccanico.
Il giovanotto ha fatto la sua scelta, e probabilmente riposerà tranquillo. Aver scelto i motori piuttosto che le donne (o gli uomini, fa lo stesso) gli semplificherà la vita, perché il motore si accende e spegne a comando, fa chiasso quando vogliamo che faccia chiasso ed è tranquillo quando glielo chiediamo.
Chissà perché, io preferisco le persone, assumendomi il rischio di trovarmi intorno qualche squallido personaggio (capita, eccome se capita) o piuttosto splendidi elementi con cui parlare da pari a pari, persone da cui imparare. Per questo non sono mai andato a questa mostra, né, credo, ci andrò mai.

Chissà se chi entra a questa mostra usa la bici per andare al lavoro o a scuola. Chissà se fa attraversare i pedoni sulle strisce, o se si rende conto del livello di inquinamento delle nostre città. Non lo so.
Ma il messaggio che gli è rivolto con quel manifesto è che può scegliere con soddisfazione una sedici valvole piuttosto che una due ginocchia, che con la prima può andare dove vuole lui e con la seconda invece dove vuole lei (o, almeno, deve intavolare una trattativa).
I motori sono quindi più pratici. Ma non stupitevi più se per un graffio o un semaforo rosso bucato qualcuno tira fuori un coltello.
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