1. Si parla spesso di una certa “unicità” di Firenze, ma le soluzioni per la mobilità sostenibile sono ben rodate e adattabili al nostro contesto: quali città “modello” per la mobilità possono essere un riferimento per Firenze?

Ogni città è un unicum a sé per questo non può esistere un solo modello. Per la rete tram penserei a Vienna, con reti radiali e circolari che viaggiano in sede propria e promiscua e con materiale rotabile silenzioso. Per la ciclabilità Parigi: per la velocità nell’attuare una rivoluzione delle strade e degli spazi ad essa dedicati. Per le zone 30 Barcellona: le “superillas” possono essere adattate alle porzioni di Firenze con impianto otto-novecentesco che rappresentano gran parte della città.

2. Pianificazione, promozione ed educazione: quali misure pensa possano incoraggiare le persone ad usare la  bici per spostamenti quotidiani di scala urbana? Conosce il nostro progetto della Bicipolitana?

Il progetto della bicipolitana mi è noto e trovo sinceramente molto sbagliato che l’amministrazione dopo averlo fatto proprio non lo abbia implementato e attuato con un vero biciplan. Penso sia necessario ultimarla entro 2 anni apponendo da subito la segnaletica sulle linee già in essere.
È necessario combattere i due principali disincentivi all’uso della biciletta: insicurezza e furti. Si può fare con la città 30, ridisegnando le carreggiate delle vie secondarie per garantire sicurezza, nuove infrastrutture, campagne di educazione stradale per grandi e piccini e l’applicazione dei sensori per gli angoli ciechi sui mezzi pesanti in città a partire da quelli delle società che lavorano in appalto per servizi pubblici; per i furti servono bike box diffuse, rastrelliere in ogni strada pulite periodicamente dai rottami, grandi parcheggi sicuri in prossimità dei nodi di interscambio con il tpl metropolitano e urbano, campagne informative sull’uso dei corretti sistemi di deterrenza dei furti.

3. Da anni FIAB Firenze Ciclabile chiede l’istituzione di un “ufficio bici” interno all’amministrazione comunale. Se concorda, quale ruolo gli darebbe e quali dovrebbero essere le sue funzioni?

L’ufficio bici è uno strumento transitorio che si rende necessario per concentrare le competenze in termini di mobilità ciclistica e avere un punto unico di riferimento che possa guidare l’ampliamento e la gestione della rete ciclabile. Nel mentre tutta l’amministrazione deve acquisire le competenze e l'impostazione necessarie. L’ufficio bici dovrebbe pianificare e gestire lo sviluppo della rete in collegamento con il livello metropolitano, fornire pareri vincolanti in caso di chiusure di ciclabili per lavori ed eventi, lavorare in sinergia con gli altri uffici dell’amministrazione impegnati nella promozione dell’uso di modalità di spostamento alternative all’auto.

4. Pensa che sia utile utilizzare in maniera estensiva strumenti come il senso unico eccetto bici, la colorazione degli attraversamenti ciclabili, le case avanzate e le strade scolastiche?

Non esiste uno strumento che sia giusto o sbagliato a prescindere dal contesto in cui viene utilizzato, è necessario però che tali strumenti vengano inseriti nella pianificazione della viabilità per creare maggior visibilità e sicurezza. Le strade scolastiche sono nel nostro programma e uno dei primi atti che proporrò una volta eletto sarà l’applicazione del senso unico eccetto bici in quelle strade del centro oggi rese formalmente a senso unico. È necessario superare le titubanze che l’amministrazione ha nell’inserimento di nuovi strumenti in attesa di pareri del MIT che non arriveranno. 

5. Servizio di bike-sharing: ritiene che debba essere ridimensionato, ampliato, migliorato?

La concessione di Ridemovi non offre un servizio accessibile alle tasche di tutte e tutti; la vicina Bologna con lo stesso strumento riesce ad avere una gestione più controllata e prezzi più bassi: evidentemente è possibile, basta voler guidare il privato invece di subirlo.
Lo stesso vale per i servizi di car sharing, da trasformare in quel caso in concessioni per pretendere un numero minimo di mezzi in strada così da ridurre la necessità di auto in città e calmierare i prezzi all’utenza rendendoli più accessibili con abbonamenti che facilitino la residenza.

6. L’8 e 9 giugno si voterà nei fatti anche la guida della Città Metropolitana: secondo lei, quale dovrà essere il ruolo di questo ente nello sviluppo della mobilità attiva?

Un’enorme fetta del traffico cittadino è data dall’ingresso e l’uscita dal Comune di quasi 300.000 utenti giornalieri. È indispensabile che la Città Metropolitana diventi il luogo in cui si pianifica la mobilità a scala extraurbana in modo da offrire soluzioni per tutte e tutti e si evitino gli errori fatti con lo scudo verde, istituito senza coordinamento e rischiando di creare enormi disagi per i Comuni limitrofi e per quella porzione di lavoratori e lavoratrici alle quali non è stata data alternativa all’uso del mezzo privato.
Un nuovo PUMS con azioni chiare e una vera pianificazione sarebbe lo strumento da mettere in campo fin da subito.

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