martedì 10 novembre 2009

dal Corriere della Sera - Milano - Cronaca - 10 novembre 2009


Ore 7.30, assalto al bike sharing

Docenti, manager e studenti: addio al traffico, in 5 minuti arriviamo ovunque


MILANO - Ogni tre minuti, dalle 7 e un quarto del matti­no, a Cadorna un treno pendolari sbarca il suo carico. Uomini, donne, manager, impiegati, stu­denti, passano dalla stazione delle bici gialle, ne inforcano una e volano letteralmente via. Pochi secondi: il tempo di appoggiare la card di rico­noscimento del loro abbonamento (annuale) e staccare la due ruote dal supporto. È ancora bu­io ma c’è un mondo nella piazza, gli ambulanti hanno già aperto i loro barac­chini, il clochard ha raccolto i suoi cartoni, il grande vaso che era nato per i fiori e oggi è un portacenere, svuotato ogni se­ra, ha già ricominciato a riem­pirsi. Il termometro lassù in al­to, appeso sulla facciata del pa­lazzo antistante la stazione, se­gna 6 gradi. Le bici gialle spari­scono in un attimo. Né il freddo né il cielo che minaccia pioggia fermano i citybiker. Alle 7.20 c’è già un mezzo Atm con un nuovo carico. Alle 8 arriva un rinforzo. Ma non basta. Alle 9 in punto, il parcheggio è vuoto e dieci pen­dolari sono in coda, in attesa del loro mezzo. Di­ce Fabrizio, uno degli addetti al rifornimento del parcheggio, che «questa è la stazione al top, la più gettonata, postazione da 300 bici in una sola mattina. E oggi — aggiunge — non è una delle giornate migliori, con la pioggia». Tiziano Rossi­ni è un impiegato di banca. Arriva prima delle 8, da Rescaldina: «Dopo aver provato ad arrivare in ufficio in bici, non ho più preso la metro». Nessuno dei citybiker rimpiange i viaggi nelle carrozze «troppo affollate, dove nelle ore di pun­ta entri solo a spintoni e non respiri». Margherita Allievi è studentessa della Bocco­ni. Si è abbonata il 3 dicembre, quando il servi­zio è stato inaugurato: «Un an­no per 25 euro, economico. E, poi, ecologico. Se non bastas­se, ho anche ridotto drastica­mente i tempi per arrivare in università, da una media di mezz’ora a dieci minuti». Gianluca Pirzo è di Lazzate e spiega che dalla stazione all’uf­ficio, in via Cernaia, dove lavo­ra in banca, con la bici impiega appena 10 minu­ti. «Se ci fossero delle piste ciclabili, immagina­te quanti lascerebbero a casa l’auto». Sono loro, l’esercito di pendolari, che svegliano la piazza ancora addormentata, alle 7 e mezzo del matti­no. Con quella camminata che sembra una cor­sa. E i gesti essenziali e calcolati: l’abbonamento per le bici gialle in mano, il fazzoletto per asciu­gare il sellino in tasca, il casco da bici e la man­tellina da pioggia nello zainetto. «Rimpiangere la metrò? Vuol scherzare — dice Lucia Gotti, 40 anni, di Saronno —. In dieci minuti arrivo in uf­ficio e avanzo anche il tempo per la colazione». C’è chi semplicemente ama stare all’aria aperta. Come Alessandro Taroni, 20 anni, studente di scienze politiche in Statale. E chi ricorda come un incubo lontano «le attese alla fermata del bus 94» e i treni persi la sera, quando la circon­vallazione, per la settimana della moda o una qualsiasi fiera o un incidente, diventa un lungo serpentone di auto, incolonnate e immobili. L’unico neo «è la città impreparata all’assalto delle bici — commenta Danilo Cattaneo, da Me­da a Brera dove è commesso —. Tocca andare sui marciapiedi per non finire sotto il tram. Inci­vile, ma necessario».

Paola D’Amico


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