domenica 5 luglio 2009
Sembra che nel "Decreto Sicurezza" recentemente approvato ci siano alcune misure sui pericoli del traffico. Ci sarebbe da aspettarsi per es. che si voglia combattere la pirateria stradale, a tutela delle principali vittime: i cosidetti utenti deboli. Cosa che cerchiamo inutilmente. Nel decreto non c'è nulla per la sicurezza di pedoni e ciclisti.
Troviamo invece una brillante norma che, secondo logica consolidata, preferisce mettere sul banco degli accusati le vittime della pirateria stradale diffusa: da ora in poi le infrazioni commesse in bici andranno a decurtare punti sulla patente. La prossima sarà forse togliere la patente ai pedoni che attraversano fuori dalle strisce?
Più o meno come dire: "se un cacciatore impallina un contadino la colpa è del fagiano che scappava".
Salgono alla mente le recenti parole del commissario europeo ai Trasporti Antonio Tajani, di nomina dell'attuale governo italiano (quindi, teoricamente, omogeneo e competente in materia):
"È nostro dovere promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano a emissione zero" 12 maggio 2009 - Bruxelles - 15a Conferenza Velo-City (da Repubblica.it)
Più che promuovere la bicicletta l'"attenzione" che ci dedica il decreto governativo ci sembra un buon modo per mettere i bastoni fra le ruote.
Ma l'Italia, si sa, è il paese delle contraddizioni.
Qui di seguito il comunicato Fiab in materia, con interessanti note giuridiche:
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TOGLIERE PUNTI PATENTE AI CICLISTI, ILLEGITTIMO E ANTICOSTITUZIONALE
"FAREMO RICORSO AL GIUDICE DI PACE" DICHIARA IL PRESIDENTE FIAB
ANTONIO DALLA VENEZIA
In merito alla norma introdotta in via legislativa con il pacchetto “Disposizioni in materia di sicurezza pubblica” - approvato il 2 luglio dal Parlamento - che prevede la possibilità di decurtare i punti della patente di guida anche nel caso di infrazioni commesse in bicicletta, il Presidente della FIAB, Antonio Dalla Venezia, dichiara:
"Attenderemo la prima contravvenzione ad un ciclistica, con decurtazione di punti dalla patente, per fare ricorso al giudice di pace e chiedere che la norma venga rimessa alla corte costituzionale perchè illegittima. Non vogliamo promuovere la difesa di un interesse meramente corporativo dei ciclisti che offrirebbe solo un comodo sotterfugio a chi vorrebbe liquidare sbrigativamente le nostre obiezioni. Ci sembra invece che questa norma – che non risulta avere uguali in Europa – sia portatrice di sostanziali violazioni al principio di eguaglianza, che riguardano tutti i cittadini, indistintamente.
Sottrarre punti alla patente auto per violazioni del codice della strada commesse alla guida di veicoli che non prevedono una specifica abilitazione (le bici, appunto) appare contraddittorio e immotivato. Non solo: anche condizionare l’applicazione della sanzione al possesso della patente è un ulteriore elemento di incomprensibile discriminazione, risultando sfavorito, a fronte di una medesima violazione, chi possiede la patente. Se due ciclisti commettono la stessa contravvenzione, ma uno ha la patente e l'altro no, solo al patentato si applica la decurtazione dei punti.
Aggiungiamo peraltro che, proseguendo questa linea di ragionamento, pure il pedone che attraversa con il semaforo rosso dovrebbe subire la decurtazione dei punti della patente di cui egli sia eventualmente in possesso. Per tutti questi motivi, questa norma ci sembra un parto giuridicamente insensato. Per questo la FIAB farà ricorso al giudice di pace per chiedere l'intervento della Corte costituzionale.
In Italia il problema della endemica insicurezza delle nostre strade, anche urbane, è certamente serio e grave, e non da oggi: ma non ci risulta che esso sia causato dai ciclisti i quali semmai, insieme ai pedoni, sono tra le vittime più numerose. Rispetto alla norma commentata, sfugge dunque persino quale sia l’obiettivo perseguito dal Legislatore.
Nel nostro Paese manca da sempre una politica di attenzione nei confronti della mobilità ciclistica: inutile proporre impietosi quanto inevitabili confronti con ciò che avviene negli altri Paesi europei che stanno appena a pochi chilometri da qui. E i pochi impegni assunti dal nostro Governo (ad esempio quello, risalente al novembre 2007, di istituire un Servizio Nazionale per la Mobilità Ciclistica) spesso restano sulla carta.
Come sollecitato da governi e istituzioni europee e ben sintetizzato dalle parole del Commissario ai Trasporti della Comunità europea Antonio Tajani, attendiamo anche dal Parlamento italiano provvedimenti per promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto urbano a emissione zero".
Lello Sforza
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