lunedì 16 marzo 2009

(di Valerio Parigi)

In occasione dell'Assemblea Nazionale Fiab ai partecipanti sono state consegnate tesserine gratuite per testare nei due giorni il servizio di bike sharing milanese. Tantissimi delegati lo hanno fatto, fra cui io, anche perchè nelle immediate vicinanze della sede dell'assemblea, corso Monforte, c'erano due postazioni.

Il servizio mi pare ben congegnato, bici e postazioni solide e di facile utilizzo, le dislocazioni, per ora tutte in centro, ragionevolmente vicine fra loro e ben collocate. Andando a prelevare le bici si notava che l'utilizzo c'è, visibile da molti stalli vuoti, anche se è difficile valutare il successo reale del servizio.
Le bici sono, almeno a prima vista, adatte all'uso: trasmissione cardanica (quindi niente catena), illuminazione sempre attiva (credo la dinamo sia nel mozzo), cestino anteriore inamovibile, ruote con gomme larghe, cavalletto a due piedi, niente cambio, freni efficienti e un lucchetto a spirale fissato al telaio per soste brevi.

Nei due giorni ci siamo mossi sia in gruppetti che individualmente nel centro di Milano. Ne ho ricavato alcune impressioni, in parte attese, in parte meno.

Il sistema di trasporto pubblico mi è sembrato valido: oltre alla metropolitana, una fitta rete tramviaria di cui si nota che è in parte quella "storica", in parte di recente costruzione o aggiornamento. Per es. molti binari in sede propria, separati dal traffico (i famosi "muretti" di cui blaterano i nostri anti-tramvia fanatici dell'auto dappertutto, mascherati da tutori dei monumenti e della vivibilità). Le tratte più vecchie invece sono in parte ancora in promiscuo col traffico stradale, e infatti se ne nota la difficoltà di scorrimento. Circolano vetture di ogni epoca, fra quelle sferraglianti del 1928 fino ai silenziosissimi Sirio (quelli previsti a Firenze) e agli Alsthom, definiti dai nostri antitramviari gipponisti "treni" o "mostri che distruggeranno Firenze": sembrano più delle bestioline da compagnia, innocui e mansueti.

Nonostante questa nota positiva traffico e sosta auto sono mostruosamente invasive e selvagge, ad un livello paragonabile a quello fiorentino, ma in realtà superiore considerando che eravamo in pieno centro. In varie occasioni, in strade centralissime, ho dovuto interrompere chiamate sul cellulare perchè il frastuono impediva ogni sia pur telegrafica comunicazione. Le zone pedonali sono poche e spezzettate, praticamente delle isolette qua e la.

Spostarsi con i velocipedi del BikeMI (così l'hanno chiamato) è risultato sicuramente più faticoso che nella ZTL colabrodo fiorentina: strombazzamenti, aggressioni, tagli di strada, invettive ...
Non avrei mai pensato di percepire la ciclabilità del centro di Firenze come un quasi indillio, ma evidentemente il peggio riesce a far sembrare bello anche quello che non lo è.

Chi si muove in bici a Milano necessita di una dose di determinazione sicuramente superiore alla nostra (che già non è poca!), eppure i ciclistinon sono così rari. Interessante anche venire a sapere dagli amici milanesi che le molte bici legate ad ogni genere di supporto e arredo urbano solo eccezionalmente sono oggetto di rimozioni, e in ogni caso non a tappeto: deve essere proprio una fissazione fiorentina di cui ringraziare il fantastico Comando dei nostri Vigili e i loro padrini politici.

In ogni caso un sentito ringraziamento agli amici di Ciclobby (l'associazione sorella meneghina) per l'ottima accoglienza dataci, con una squadra di volontari davvero invidiabile. A volte c'è da imparare da chi si muove in condizioni ancora più difficili delle nostre, e non solo nelle strade ...


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