martedì 10 febbraio 2009

ma non per malattia.

Un cittadino del quartiere ci scrive, con riflessioni assai sensate (per noi non nuove), sull'assurda persecuzione e relativa prassi del "due pesi e due misure" nei confronti delle bici parcheggiate.

Il buon senso purtroppo ha poco effetto sul Comando della Municipale, che infatti, dopo la pausa dovuta alle brutte figure fatte mesi fa, riprende la sua opera di disincentivazione (chiamiamola così ...) all'uso della bici - e di tolleranza mille a sosta e traffico selvaggio motorizzato.

Deve trattarsi di quella "discrezionalità" (vedi) rivendicata recentemente dal Comandante Bartolini davanti alla Commissione Affari Istituzionali in una vicenda per lui assai imbarazzante ...

 


Firenze, 9/2/09

Al comandante della Polizia Municipale
Ai candidati sindaci
Agli organi d’informazione

OGGETTO: Via le biciclette dal marciapiede!

Pochi giorni or sono ho trovato sulla mia bicicletta un avviso della Polizia Municipale, col quale si informava che “…saranno rimossi tutti i veicoli parcheggiati sul marciapiedi. Si prega pertanto di parcheggiare negli appositi spazi…” (foto 1). L’ho spostata per tempo, salvandola dal taglio del lucchetto e dall’asportazione forzata, che nella mattina di venerdì 6/2/09 è stata eseguita su decine di altre, portate via letteralmente a furgonate.

Allora, qual’è il problema? Vicino a casa mia (Firenze, via Maffei 73) non c’è nessun apposito spazio, ovvero nessuna rastrelliera. La più prossima, posta nella parallela via Brunetto Latini ad un centinaio di metri di distanza, è quasi impraticabile: sei posti occupati da tredici biciclette (foto 2). Le altre, ancor più lontane, sono in condizioni analoghe (foto 3).

Si dirà: Le bici sul marciapiede intralciano soprattutto gli utenti “deboli” come chi è in carrozzella, e “le regole vanno rispettate”.

Il primo punto è vero solo in parte: tenevo la bici su un marciapiede molto largo, lasciando sempre almeno un metro e dieci di passaggio libero (foto 4). Ma, soprattutto, la contropartita dei benefici supera il poco male causato: uso la bici per tutti gli spostamenti quotidiani e così, anche se io e mia moglie lavoriamo in posti troppo lontani da raggiungere con i mezzi pubblici – e questo sarebbe un altro capitolo da aprire - in famiglia usiamo una sola auto e nessun motorino. Questo sì che riduce l’inquinamento (per tutti) ed il traffico (per tutti).
Inoltre, tornando a pensare ad esempio a chi è in carrozzella, va tenuto presente che il quartiere è di vecchia edificazione ed i garage sono pressoché inesistenti. Il risultato finale è che auto e moto strabordano, ed alla sera di un qualsiasi giorno lavorativo riempiono ogni buco ed ogni angolo, creando in tutta la zona ostacoli ben più invalicabili di qualunque bicicletta (foto 5-6-7).

Resterebbe in teoria il rispetto delle regole. Dico purtroppo in teoria perché non capisco con quale faccia un’amministrazione imponga con la forza al privato un divieto-nonsense, senza aver prima adempiuto al proprio dovere di creare le condizioni materiali minime per poterlo rispettare, cioè un  numero decente di rastrelliere. Oltretutto, nei cinque metri di un posto auto, di bici ce ne stanno comodamente sei o sette.

Diciamola tutta: le elezioni si avvicinano e l’idea del fare ordine paga elettoralmente anche quando i risultati concreti sono inesistenti o dannosi. Allora, avanti così con lo stile ben noto, all’insegna del marciapiede pulito: via i lavavetri, via i mendicanti prostrati, e già che ci siamo via anche le biciclette.
Restano - quelli sì - i problemi quotidiani e concreti, ma tanto sono solo affari del cittadino qualunque, non della casta.

Distinti saluti.

Filippo Ariani


Commander Bart

 

L'eroe di Trafalgar-Cure Square 

l'Ammiraglio Bart  (fotomontaggio nostro)

 

e quello che non vede, alle Cure e altrove

(foto del cittadino autore della lettera, didascalie nostre):

Cure sosta selvaggia

(clicca sulla foto per ingrandire) 


Per chi volesse schiattare d'invidia ecco il manuale ufficiale svizzero sugli interventi per la sosta bici (in italiano):

http://www.velokonferenz.ch/dateien/VPH_Buch_Ital_191108.pdf

 


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