ciclista = pirata della strada?

Chi non ha sentito la frasetta  "i ciclisti se ne infischiano del codice, tanto non hanno targa", spesso ripetuta a pappagallo? Una giaculatoria a cui si aggiungono altri luoghi comuni del tipo "chi va in bici ha tempo da perdere", oppure "si muove da un convegno a una manifestazione" e altre scemenze del genere.

Lasciamo pure ai cervelli corrosi dal benzene (respirato in abbondanza nell'abitacolo delle scatolette di latta) le loro miserevoli considerazioni, ma esaminiamo con attenzione il comportamento del ciclista medio nel traffico.

La prima osservazione da fare è che i ciclisti non sono santi ma persone come le altre. La scelta della bici, prima ancora che per sensibilità ambientale, nasce per motivi pratici: muoversi agevolmente in città. Non ha senso dunque aspettarsi un approccio radicalmente diverso al rispetto delle regole, al codice etc.

Il ciclista vede intorno a se il far-west motorizzato, le ciclabili sono poche e spesso malmesse, si trova abbandonato a se stesso da Amministrazione, Vigili etc. e trae inutitvamente le conseguenze: si arrangia.

Una differenza sostanziale c'è però nei fatti: per noi ciclisti il pericolo è tutto nostro, mentre nei confronti degli "altri" è irrisorio. Esattamente il contrario di chi si muove in gippone o anche con una utilitaria. Senza averne piena coscienza (oppure addirittura con orgoglio) chi è alla guida di un veicolo a motore ha in mano un oggetto molto simile al Kalashnikov. Che infatti causa 6.000 morti l'anno, valanghe di feriti, invalidità, danni economici, drammi umani e familiari. Cosa che non si può certo dire di chi si muove in bici.

Mettendo poi sotto la lente di ingrandimento le infrazioni commesse dai ciclisti si scoprono altre interessanti caratteristiche

  • sono quasi sempre dettate da una scelta di minor pericolo (es.transitare sul marciapiede o anche in senso unico, molto meno rischioso che essere agganciati da chi ti fa il pelo)

  • l'infrazione "nasconde" spesso ciò che dovrebbe essere legittimo (es. sensi unici senza transito bidirezionale per le bici)

  • l'infrazione nasce spesso da carenze gravi (es. mancanza  di rastrelliere per la sosta)

Un ultimo fattore importante è poi l'ignoranza generalizzata delle poche regole specifiche per i ciclisti: la precedenza agli attraversamenti ciclabili, l'obbligo di transito sulle ciclabili dove esistenti etc.

Ad aggravare il tutto c'è infine una caratteristica tutta propria (e positiva) dei ciclisti: sono silenziosi, occupano poco spazio, non sono invasivi, non minacciano nessuno etc. E, purtroppo, sono anche poco visibili e poco percepiti.

Facendo un mix di osservazioni empiriche e di lettura dei dati su infrazioni e incidentalità emergono aspetti molto interessanti.

Le infrazioni più frequenti e tipiche dei ciclisti sono:

- transito su marciapiede
- transito su corsia preferenziale
- transito in senso unico contromano
- divieto di sosta (marciapiede, palo, fuori rastrelliera ...)

Salta all'occhio quanto detto poco sopra su come si originano queste infrazioni, cioè scelte obbligate o comunque derivanti da una valutazione di minor rischio o minor danno.

Andando a considerare l'altro aspetto, cioè gli incidenti più frequenti in cui sono coinvolti i ciclisti troviamo:

- essere agganciati da dietro o di lato da veicolo che sorpassa il ciclista (spesso mortali o con conseguenze gravi)
- travolti ad incroci (con o senza pista ciclabile)
- apertura sportello da auto in sosta

Come si vede gli incidenti in cui sono coinvolti i ciclisti hanno poco o nulla a che fare con le infrazioni per loro tipiche e indicate sopra. Ma molto con quelle degli automobilisti, e comunque con un comportamento di guida di chi, con un motore sotto il sedere,  si considera padrone della strada (o del mondo).

Interessante anche il fatto che l'incidentalità fra ciclisti e pedoni è praticamente irrilevabile (o fra ciclisti addirittura infinitesimale)

E allora come la mettiamo con il ciclista pirata della strada?

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