Ciclabilità urbana: buoni e cattivi esempi a Firenze
(di Valerio Parigi)
Le prime piste ciclabili a Firenze sono comparse nel 90: l'anello (ottimo) dei viali di circonvallazione e i rami verso lo Stadio.
In questi anni il numero di ciclisti è aumentato in misura esponenziale (vedi il "contabici" del 2007), senza che le infrastrutture ne seguissero gli sviluppi: mobilità ciclistica in parte fai-da-te, dunque. Dal 2004 un certo sforzo c'è stato, anche se al di sotto delle esigenze, con qualità realizzative molto diverse.
Il punto critico è la sicurezza, ostacolo maggiore ad un uso molto più vasto della bici nelle città. Proprio a Firenze abbiamo sott'occhio realizzazioni esemplari, nel bene e nel male.
Intersezioni ed attraversamenti
Si era consolidata la folle interpretazione della sicurezza (e del codice) per cui i ciclisti devono sempre smontare ad una intersezione: ergo cartelli di fine-pista sparsi a piene mani, a spezzettare la continuità delle piste
ciclabili. Ancora più grave, non venivano più realizzati (o cancellati) gli attraversamenti ciclabili: la fila di quadrotti bianchi che nel codice della strada sono equiparati alle strisce pedonali.
Poi finalmente, dal 2005, si è tornati al buon senso e si è cercato di ribaltare le cose: attraversamenti ciclabili ad ogni intersezione, niente cartelli di fine pista, fondo rosso per aumentare la visibilità proprio sugli attraversamenti. La regolarizzazione dell'esistente è in corso, anche se va a rilento.

Rastrelliere
Per anni abbiamo avuto pessime rastrelliere. Le peggiori erano gli "spiraloni", con tutti difetti possibili:
si può incatenare solo la ruota anteriore, quindi furto facile; scomode perchè obbligano a contorsioni per legare o togliere la bici.
In questo almeno c'è stato un netto miglioramento della situazione: le nuove rastrelliere che vengono installate in buon numero in città sono quelle che volevamo noi: il classico "U rovesciato", con facilità di allucchettare il telaio, accessibile senza acrobazie, non facilmente danneggiabile da gipponi e furgoni.
Separazione fra bici, pedoni e traffico
La realizzazione di piste ciclabili è il primo fattore per incentivare la diffusione della bicicletta nella mobilità urbana perchè da risposta alla domanda di sicurezza, assai critica nel traffico di oggi. Ma questo è vero solo con realizzazioni a regola d'arte e cioè:
- rete continua e sufficientemente diffusa
- separazione chiara dal traffico motorizzato e dai pedoni
Anche in questo abbiamo a Firenze sia esempi negativi che positivi, con tendenza al progresso negli ultimi anni.
In foto due recenti tratti di Lungarno Vespucci, uno realizzato validamente in sede propria e uno invece in modo assurdo, verniciando di rosso un marciapiede molto frequentato e stretto, su cui il conflitto con i pedoni è quasi inevitabile.
Morale della favola
Luci e ombre, dunque. Forse Firenze è un bel campione fra tante città italiane: forte crescita della bici, spesso in modo "fai-da-te", e crescente domanda di infrastrutture da parte dei cittadini. L'Amministrazione arranca dietro alle legittime richieste, quantitativamente e spesso anche qualitativamente, con alcuni lodevoli progressi ma anche cadute e brutte figure difficilmente spiegabili. La sfida è aperta.
Altre foto dell' insensata ciclabile promiscua di Lungarno Vespucci
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