Don Milani 100


In questi giorni si ricorda il centenario della nascita di un grande fiorentino, don Lorenzo Milani. Molti lo conosceranno già, altri l’avranno solo sentito nominare, ma posso garantire che è un personaggio che non può lasciare indifferenti. Cosa c’entra don Milani con la bicicletta? Beh, una volta è andato da Calenzano a Calambrone in bicicletta, vestito con il tonacone d’ordinanza, a trovare tre orfani che erano in una colonia marina: non è la Cima Coppi, ma fare quasi duecento chilometri sulle strade sterrate del dopoguerra con una bici da passeggio lo trovo un gesto abbastanza epico.
A parte questo aneddoto pedalante, credo che il modo migliore per capire cosa abbia vissuto sulle pendici del monte Giovi (il suo “penitenziario ecclesiastico”), sia fare un giro in bici fino a Barbiana. E’ impegnativo, ma con un po’ di allenamento si può passare una bella giornata in sella e arricchire lo spirito.
Si parte da Firenze, prendendo la via Faentina, superando l’Olmo e scendendo verso il Mugello. Chi ha un po’ più fiato prima di Polcanto può deviare a destra verso le Salaiole, facendo un’altra salita su una bella strada un po’ sconnessa ma a basso traffico per poi arrivare a valle. Presa la direzione verso Sagginale si prosegue su una strada ben pedalabile e dove le auto sfrecciano a velocità elevata. Dopo qualche chilometro, sulla destra appare il cartello che indica Barbiana: da qui non si sbaglia, si sale sempre. Lungo la strada ci sono vari pannelli che ricordano gli articoli della Costituzione e le vicende della Resistenza vissute in quei luoghi. Dopo una lunga e impegnativa salita, eccoci a Barbiana. Se la canonica è aperta, è possibile visitarla; il piccolo cimitero con la tomba è poco più sotto.
Per il ritorno, ci sono varie opzioni: tornare indietro fino alla provinciale, arrivare a Vicchio e rientrare a Firenze in treno; fare il percorso dell’andata al contrario oppure fare il giro intorno al massiccio del monte Giovi, che a fine giornata significa superare il centinaio di chilometri di pedalata. Non è uno scherzo, ma è fattibile: tornando indietro, all’altezza del lago Viola si gira a destra verso San Martino a Scopeto. Si prosegue con un percorso molto vario che diventa anche sterrato per qualche chilometro. Arrivati alla provinciale, si prosegue verso destra fino ad arrivare ad un percorso pedociclabile lungo la Sieve, che purtroppo finisce troppo presto. Da lì si può continuare sulla Tosco Romagnola, piuttosto trafficata, e arrivare fino a Firenze, oppure approfittare delle stazioni ferroviarie (Rufina, Pontassieve e così via) per rientrare in treno. Altre varianti sono possibili, deviando a Rufina, ma hanno salite impegnative.
Andare “a trovarlo” in questa maniera credo sia un bel modo per ricordarlo, magari scoprendo angoli poco conosciuti e relativamente vicini: mettendo insieme Calenzano (la sua prima parrocchia) e Gigliola (la tenuta di famiglia a Montespertoli), si potrebbe creare un giro di due-tre giorni che lo ricordi. In Baviera lo avrebbero già fatto.
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