Abbiamo appena smesso di sudare in questa estate infinita che sui giornali arrivano già le notizie sugli impianti di risalita e sull’innevamento artificiale delle montagne.
Nel mio modo di ragionare scarsamente ragionevole mi verrebbe da dire che se le temperature aumentano e le precipitazioni nevose diminuiscono, in automatico si cambia sport. Non è così: da decenni ci sono impianti di neve artificiale (che con un guizzo lessicale vengono chiamati impianti di “innevamento programmato”) dove l’uomo modifica quello che la natura non fa più… a causa di quello che fa l’uomo. Lo so, sembra ridicolo, ma è ridicolo essere in questa situazione.
Oltre alle alte temperature, quest’anno c’è anche l’aumentato costo di energia elettrica e carburanti, quindi… è necessario un ulteriore aiuto per le stazioni sciistiche. Oltre ad un interessante rapporto di Legambiente, leggendo qualche articolo qua e là ho scoperto che all’Abetone i cinque gatti della neve disponibili (i battipista che compattano la neve a fine giornata) consumano la bellezza di 1.000 litri di gasolio al giorno. Moltiplicate questo consumo per i 4-5 mesi della stagione ed avrete una quantità enorme di gasolio consumato, tanto che non ho il coraggio di fare il calcolo.
Altri numeri mi fanno venire i brividi: è stato stimato che per la neve artificiale sulle Alpi si consumano 95 milioni di metri cubi d’acqua e 600 GW/h di energia all’anno. Letti così sembrano solo numeroni innocui, ma andando a spulciare i consumi medi nazionali, si tratta del consumo annuo di acqua ed energia per 250.000 famiglie… e per capirsi, a Firenze le famiglie residenti sono circa 96.000.
Capisco che non possiamo spegnere tutto subito e dappertutto, ma una riflessione (e qualche azione) sul futuro degli impianti a quote troppo basse per avere la neve dovrebbe essere fatta: altrimenti, dov’è la transizione ecologica?