La bolla
martedì 26 maggio 2020 | di Patrizio Suppa
Hai voglia a dire che “niente sarà più come prima” e “ne usciremo migliori”. Leggendo un articolo su un giornale che, casualmente, è di proprietà di una casa automobilistica anglo-olandese, sembra che la soluzione ai problemi e alle paure del virus sia… chiudersi in auto. La vicinanza con le persone è fonte di timore e inquietudine? Nessun problema: basta salire in auto e chiudere i finestrini per lasciare fuori dalla propria “bolla” i problemi. In fondo non è cambiato molto rispetto a due-tre mesi fa: le complicazioni scivolano fuori, sulla carrozzeria, e poco importa se devono essere gestite dagli altri e poi, peggio ancora, il conto ci viene presentato appena usciamo dall’accogliente abitacolo: veleni emessi, cambiamento climatico, consumo di suolo e così via. Eccoci qua quindi, con l’innovazione che ci riporta indietro di settant’anni: fare le cose senza scendere dall’auto, come se per qualche incantesimo il mondo si fosse addormentato nel 1950 e si fosse risvegliato adesso. Guarderò con il sorriso il drive-in dei cinema, degli stadi, delle celebrazioni religiose, dei concerti… per poi lasciami sopraffare dalla tristezza.
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