L'influenza sul clima
martedì 18 febbraio 2020 | di Patrizio Suppa
L’influenza orientale (quella con la febbre, non quella culturale) comincia a preoccupare. No, non preoccupa più il contagio e il rischio di un’epidemia, ma il crollo dell’economia. Basta dare un’occhiata ai giornali: titoloni per i primi casi e adesso che le vittime sono migliaia, il tema principale è diventato un altro. Il problema è il crollo degli arrivi dei turisti orientali e, in seconda battuta, la drastica riduzione dell’operatività industriale degli stabilimenti cinesi, visto che molti sono ammalati e molti di più vorrebbero evitare di diventarlo. Una spia interessante di questa crisi è il consumo di petrolio: secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, in questo trimestre era attesa una crescita di 800 mila barili al giorno, mentre si sta avverando una diminuzione di 435 mila. Nonostante il protocollo di Parigi, il riscaldamento globale e i ragazzi che manifestano per l’ambiente era comunque previsto un enorme consumo di petrolio. Alla fine, sembra proprio che per avere qualche risultato per ridurre le emissioni sia necessario cambiare radicalmente stile di vita. O mi sbaglio?
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