Pochi giorni fa stavo ascoltando il podcast di una trasmissione di Radio24 sul mondo della bici.
Stavano intervistando Omar Di Felice, ciclista estremo che raccontava il suo
prossimo viaggio in bici nel deserto del Gobi, in Mongolia.
La parola deserto potrebbe essere fuorviante, visto che in questi giorni non si tratta di trovare sassi e sabbia, ma ghiaccio e neve, insieme a temperature di 40 sotto zero.
La partenza era prevista per venerdì 14 febbraio, se non che il povero Omar è stato
investito da un’auto proprio durante l’ultimo allenamento prima di partire.
Il primo commento potrebbe essere “Che sfortuna!”, ma sarebbe sbagliato.
La sfortuna non esiste, esistono condizioni di traffico e atteggiamenti di guida pericolosi. Lui è stato vittima di questo, da quanto si capisce. Poteva andargli peggio, ha comunque dovuto rimandare la partenza per effettuare vari controlli medici.
Intorno, il silenzio di uno scandalo che ammazza quasi trecento ciclisti (e seicento pedoni) l’anno.