Quando la bici finisce sulle pagine di un giornale nazionale è quasi un evento.
Ieri su “Repubblica” si parlava della pericolosità dell’andare in bicicletta, visto che ci sono stati cinque morti nel giro di qualche giorno. Le vittime sono le più diverse, compreso
un giovane di 15 anni. Qualcuno tirerà fuori di nuovo la necessità del casco, anche se è molto probabile che almeno tre delle cinque vittime lo avessero indossato, visto che erano cicloamatori.
Parliamo invece di cose serie: ripeterò ancora che i ciclisti morti nel 2017 in Italia sono stati 254 (i pedoni 600 e i motociclisti di ogni specie 827) mentre gli omicidi sono 357: quale legittima difesa possiamo invocare? Due lucette e un gilet ad alta visibilità possono salvarci di fronte a tonnellate di acciaio e plastica guidate distrattamente?
Mentre aspettiamo un codice della strada che sia davvero attento agli utenti “vulnerabili” (così siamo diventati), da subito sono necessarie più controlli, multe e sequestri.
Va benissimo che con il nuovo codice sia scritto che è necessario sorpassare un ciclista lasciando uno spazio di almeno 1,5 metri, ma se nessuno controlla…