Sartoria comunale
lunedì 18 marzo 2019 | di Patrizio Suppa
Passano gli anni, passano i sindaci e gli assessori, ma la parola d’ordine è sempre la stessa: ricucire. Che cosa? Il Gonfalone? La bandiera che garrisce a Palazzo Vecchio? La divisa di qualche vigile? No: a Firenze si ricuciono le piste ciclabili, attività benemerita per collegare e rendere continuo il patchwork ciclabile che abbonda in città. Tutti si rendono conto che è necessario, e tutti vogliono ricucire, collegare, unire. Nei fatti cosa succede? Provate a pensare. Ci sono voluti letteralmente anni per rivedere i quadrotti di attraversamento al semaforo del ponte Vespucci cancellati con la riasfaltatura fatta per i mondiali. In molte parti della città i quadrotti di attraversamento non esistono e nessuno pensa che possano servire, per collegare un pezzo di ciclabile ad un altro. A volte non vengono neanche riverniciati dove una volta c’erano. Ma uno dei numeri migliori l’ho visto pochi giorni fa. In via Massa, angolo via Fedi (siamo all’Isolotto), la pista si interrompe al semaforo per ricominciare dopo la curva, qualche metro più in là. Finora (da vent’anni) la pista proseguiva con una semplice riga di vernice (quante volte ho chiesto un cordolo…), adesso la pista ha delle righe trasversali bianche per segnalare l’intransitabilità e un cartello di fine pista non lascia dubbi interpretativi. Ditemi quindi se in una città che ambisce a fare la prima della classe è possibile una soluzione del genere.
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