A volte mi chiedo se il caso esista davvero: ho letto (per caso?) la
storia di una coppia di giovani ciclisti americani, Jay e Lauren, che stava facendo il giro del mondo in bici. Due giovani innamorati tra loro e della vita, ottimisti e fiduciosi nel prossimo, partiti per questa avventura lasciando la casa e il lavoro.
Hanno aperto un
blog per raccontare la loro avventura e, soprattutto, l’amicizia e la benevolenza che li ha accolti lungo il loro viaggio.
Purtroppo è finito, e nel peggiore dei modi. Mentre pedalavano in Tagikistan insieme ad altri cinque ciclisti, un’auto li ha investiti e uccisi insieme ad altri due, uno Svizzero e un Olandese. Gli investitori hanno voluto colpire “gli infedeli”, e invece hanno ucciso persone che avevano fiducia nel mondo e nella bontà delle persone.
Mentre la tristezza mi assale, voglio concludere queste righe citando una frase di Jay in risposta a chi gli chiedeva se non avesse paura di girare il mondo su una bici: «Alla tua vulnerabilità corrisponde una generosità immensa: le brave persone capiscono quanto tu abbia bisogno di assistenza. E in genere te la offrono in abbondanza».
Se volete, potete leggere la loro storia sulla versione cartacea di Repubblica di ieri.