Meglio fare in fretta


Il presidente francese ha organizzato un incontro internazionale sui cambiamenti climatici, dicendo che stiamo rischiando di perdere la guerra ai cambiamenti climatici. Non è un catastrofista e forse l'espressione è stata ben studiata, ma la realtà è proprio questa, soprattutto adesso che gli Stati Uniti si sono “sfilati” dall'accordo di Parigi di due anni fa.
Ormai non sono più soli (anche Cina e India fanno parte dei più grandi produttori mondiali di CO2), ma hanno sempre un peso importante.
Qualche iniziativa è stata presa (per esempio, la Banca mondiale non dovrebbe più finanziare ricerche di petrolio o gas dal 2019, o la solita promozione dei veicoli elettrici), ma mi sono sfuggiti impegni più stringenti nella vita di tutti i giorni: auto ed elettrodomestici meno “energivori”, piantumazione straordinaria di alberi nelle città, costruzione di abitazioni e uffici autosufficienti dal punto di vista energetico, riduzione dei trasporti dei prodotti e così via.
Siamo ambientalisti e va bene, ma se sulla nostra tavola continueremo a trovare i vini cileni, i kiwi neozelandesi o il salmone canadese o a portare sulle tavole statunitensi i cinesi vini, formaggi e verdure nostrane, beh, capiamo tutti che viviamo in una contraddizione... che alla fine porterà alla catastrofe.
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